Chi non ha mai sfogliato la rivista di Topolino? Chi ricorda le mitiche figurine Panini con le caricature dei calciatori? O ancora chi non ha mai avuto tra le mani una mappa di Gardaland? Queste sono solo alcune delle tante creazioni del genio di Bruno Prosdocimi, che quest’anno festeggia 60 anni di carriera: una vita intensa, costellata di successi, tanti da riempire il firmamento.
Nonostante la sua veneranda età, il Maestro ha lo spirito di un bambino. Si dimostra subito entusiasta quando gli chiedo se posso fargli alcune domande sulla sua storia: “Fantastico! Vieni, sediamoci qui che ti racconto un po’ di cose…” ed inizia subito a parlarmi del suo periodo a Milano con la Mondadori. E’ un fiume in piena, difficile da domare: la moglie Carmen lo richiama più volte all’ordine, ma Bruno è così coinvolgente che non ti stancheresti mai di ascoltarlo.
La caricatura mette in risalto pregi e difetti di una persona: è un compito semplice per lei?
“Non ho mai cercato niente di tutto questo. La caricatura è quello che uno ha addosso: io non cerco di deformare niente, io li vedo così. Non c’è mai stato l’intento di accentuare o fare satira, la mia è una caricatura celebrativa per esaltare un personaggio”.



Oltre agli aneddoti che il Maestro si diverte a raccontare, sono le sue opere a parlare di lui, a descrivere quell’incredibile talento che nonostante tutto lui continua a sminuire. “Questa vita così pazza passa e va, ma noi siamo ancora qui, ringraziando il cielo. La mia è passata da sola, senza che me ne accorgessi”. Se lui non ci ha fatto caso, la gente invece ha ben impresse nella mente le opere del genio. Inizia subito a lavorare a Milano alla redazione di Topolino, disegnando fumetti, personaggi, gadget e giochi, oggetto del desiderio dei collezionisti. Qualche anno dopo nascono le caricature dei calciatori sulle figurine Panini, fantastiche e introvabili. Segue la televisione: prima “Il Musichiere” dove Bruno disegna le canzoni da indovinare, poi “Chissà chi lo sa?” lo vede protagonista con le sue caricature che ritraggono cantanti e attori ospiti del programma. In seguito, il Maestro si concentra sulla sua Verona con i disegni sulla lirica in Arena, i personaggi dei carri del carnevale veronese e la mappe di Gardaland. A tutto questo vanno aggiunti dipinti, serigrafie, ceramiche, scenografie teatrali, pupazzi, cartoline e francobolli.
A proposito di questo, durante il mio incontro con Bruno porto con me il folder del francobollo dedicato a Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, realizzato proprio dal Maestro nel 2020 in occasione dei dieci anni dalla loro scomparsa. Glielo mostro e gli chiedo timidamente un autografo: lui, stupito, mi chiede più volte “ma è tuo?”. Gli porgo la penna e guardandomi traccia un arco: “questa sei tu, vedi? Gli occhi, i capelli un po’ ricci, la bocca grande, ma c’è anche del rosa qui” ed estrae dalla tasca alcuni pennarelli colorati. Termina la caricatura con la sua inconfutabile firma in stampatello su tre righe, e capisco immediatamente di avere tra le mani qualcosa di inestimabile valore.

Come ha capito che la caricatura era il suo destino?
“Sono entrato in accademia dopo aver fatto altri studi, e dopo due mesi era come se avessi frequentato un anno, perché si sono accorti che ero portato. Dicevano che avevo un talento naturale, ma la cosa non mi ha mai fatto nessun effetto, non mi vanto per questo. Adesso ho il rimorso quando sto fermo, perché con questa spontaneità che mi ritrovo, se in alcuni momenti non faccio niente mi sento in colpa”.
Oltre a questo è arrivata anche la televisione.
“Sì, una cosa tirava l’altra. Ho iniziato con la Mondadori, poi Topolino e poi la tv con Il Musichiere con Mario Riva: feci il provino con Garinei e Giovannini, due uomini altissimi, con un viso incoraggiante, mi hanno fatto fare delle cose incredibili senza che io andassi a cercarle. E’ stato un percorso non facile ma spontaneo, non potevo scappare”.



In 60 anni di carriera ha fatto praticamente tutto. Le manca ancora qualcosa?
“Il mio sogno è andare a New York a dipingere il recinto della Statua della Libertà con tutta la storia della conquista dell’Italia, perché si dice che abbiamo conquistato l’America e invece sono stati gli americani a conquistare noi. Sono venuti in Italia il 23 luglio 1943 e lì è cominciato tutto: c’erano i carri armati Patton e quelli vestiti con il Montgomery, poi Ingrid Bergman con Rossellini e il matrimonio di Tyrone Power a Roma. Erano dei personaggi incredibili, e noi qui che li aspettavamo”.
Continua a raccontare Bruno, la sua storia e quella dei suoi tempi, a dimostrazione del fatto che oltre ad essere una persona brillante è anche molto intelligente. Ti rapisce come sanno fare i suoi disegni, opere uniche senza tempo, in una parola eterne.