Quando si parla di Lamborghini si pensa a qualcosa di perfetto, di inarrivabile, un sogno su quattro ruote, desiderio di molti ma che pochi si possono permettere. Lusso, velocità e potenza sono le sue caratteristiche, ed è per questo che mi ha incuriosito conoscere più a fondo tutta storia. E’ Dimitri che mi accompagna alla scoperta di questo incredibile mondo, raccontandomi aneddoti e spiegandomi minuziosamente le caratteristiche di ogni modello.


Se Lamborghini oggi è un’eccellenza conosciuta in tutto il mondo, il merito lo deve a Ferruccio, già produttore di trattori, che alla fine del 1962 ebbe l’idea di costruire un’auto da corsa potente capace di tenere testa alla già famosa Ferrari. Già, perché Ferruccio era un collezionista di auto e amava la velocità, ed era convinto di poter fare meglio del Cavallino Rampante. Ovviamente molti lo presero per pazzo, sembrava solo un capriccio che gli avrebbe fatto perdere soldi, ma Ferruccio era del segno del Toro, testardo e determinato come pochi: infatti, dopo qualche mese, fondò la società “Automobili Ferruccio Lamborghini” e acquistò un terreno a Sant’Agata Bolognese per costruire una grande e innovativa fabbrica. Lavorava personalmente alle automobili quando i risultati non lo soddisfacevano e pretendeva da tutti il massimo impegno; la prima Lamborghini doveva essere un capolavoro, e infatti alla fine del 1963 nacque la 350 GTV.
Negli anni successivi, seguirono un certo numero di prototipi, delle prove per testare il gusto del pubblico, per cercare di differenziarsi e di farsi riconoscere, ma fu l’incontro tra Ferruccio, Nuccio Bertone e Marcello Gandini a dare vita ad una vera e propria opera d’arte che venne chiamata Miura. Non a caso, questo era il nome di un fortissimo toro spagnolo, animale diventato il blasone della casa automobilistica, simbolo di potenza, tenacia ma anche di cattiveria: guardando la parte anteriore della Miura, sembra di vedere una grande bocca, due corna laterali e addirittura gli occhi con le ciglia. I primi modelli infatti, avevano due grate nere sopra i fari che vennero però rimosse quasi subito per la loro pericolosità in caso di incidente. Ferruccio era uno stacanovista, faceva lavorare gli operai 24 ore al giorno per rispettare le scadenze, e sapeva bene il fatto suo: aveva delle idee geniali anche in fatto di pubblicità. La Miura era già l’auto più bella del mondo, ma pensò bene di parcheggiarne una arancione davanti al Casinò di Montecarlo, attirando una grande folla che bloccò l’intera piazza.


Con la Miura, Lamborghini era diventata simbolo di lusso, di prestigio, di eccesso; osare, essere fuori dagli schemi, queste erano le parole d’ordine. Lo prova la Marzal, guidata dal Principe Ranieri di Monaco con la moglie Grace Kelly per aprire il Gran Premio di Montecarlo del 1967: la prima auto con le porte con apertura verticale, trasparenti come il tetto, con i sedili color argento e il cruscotto fatto di esagoni, modello a dir poco futuristico.

I modelli che seguirono non ebbero grande successo, in quanto i clienti erano affezionati alla Miura, ma l’arrivo della Espada segnò la massima espressione dell’originalità del marchio Lamborghini. Quando venivano lanciati dei modelli “razionali”, con caratteristiche normali, non c’era riscontro da parte del pubblico, che ormai considerava la casa automobilistica innovativa perché sapeva spingersi oltre, più delle altre aziende. La Urraco, la Jota e la Countach sono state grandi protagoniste del pensiero e del genio Lamborghini, fino al 1972 quando Ferruccio, a causa delle agitazioni sindacali di quel periodo, decide di cedere l’azienda.
Non pensate che sia sempre tutto facile: anche i grandi incontrano difficoltà durante il loro percorso. Infatti la crisi petrolifera del 1973 colpisce duramente la produzione di queste auto di lusso, e sfumano anche le collaborazioni con BMW e MTI per la realizzazione di un fuoristrada. Nel 1980 Lamborghini si avvicina addirittura al fallimento e viene messa in liquidazione: verrà acquistata da due fratelli senegalesi che cercheranno di risollevarne le sorti rielaborando i modelli storici. Nel 1987 poi subentra la Chrysler e i motori Lamborghini approdano anche in Formula 1, ma è nel 1990 che arriva la Diablo, un’auto cattiva, spettacolare, eccessiva, come da tradizione.

Incredibilmente l’azienda passa in mani indonesiane per qualche anno, ma nel 1998 inizia la collaborazione con Audi. Arriva così il “pipistrello” Lamborghini, la Murciélago, affascinante, potente, veloce e cattiva: per la prima volta l’azienda produce su ordinazione e i clienti devono prenotare con largo anticipo. Dopo un paio d’anni arriva anche la Gallardo, con una velocità massima che supera i 300 km/h. In occasione poi del 40° anniversario, viene prodotta un’esclusiva Murciélago, cinquanta esemplari numerati di colore Verde Artemis. Degna di nota è anche la Concept S presentata nel 2005 al Motorshow di Ginevra come studio di design, che ricorda chiaramente l’offshore: il prototipo è custodito al museo Lamborghini, mentre l’unico modello esistente è stato prodotto su richiesta di un cliente.




Ci avviciniamo ai giorni nostri con alcuni prototipi come Sesto Elemento, ma è l’Huracan che segna la nuova era delle auto sportive. Nel 2016 poi viene realizzata la Centenario in edizione limitata, per ricordare appunto i 100 anni dalla nascita di Ferruccio, un capolavoro di design e di perfezione, che Dimitri apre apposta per me.




Lamborghini guarda al futuro: nel 2023 lancerà il primo modello ibrido ed entro la fine del 2024 tutta la gamma sarà elettrificata. La Sian fa da apripista nel percorso che porterà alla Full Electric, e questo grande progetto prevede un investimento epocale di 1,5 miliardi di euro. Discuto con Dimitri delle mie perplessità: “dobbiamo seguire l’andamento del mercato e le richieste dei clienti” mi dice. Passatemi il termine: per me un’auto da corsa senza il suo rombo è come un cantante afono, gli manca la sua caratteristica distintiva. Resterà sempre una Lamborghini ma con qualcosa in meno, ed è un peccato.
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