Charlie: “La soddisfazione più grande? Lo stupore sui volti dei bambini”.

Persona autentica Charlie, disponibile, ospitale, mi accoglie nella sua casa-museo dove custodisce gelosamente tutte le sue opere, e mi intrattiene con aneddoti sulla sua brillante carriera. Mi racconta del Leone d’Oro (di Venezia) che tiene in sala da pranzo, quasi fosse un normale soprammobile: “Non sono neanche andato a ritirarlo, me l’hanno portato a casa. Era il periodo in cui ricevevo premi ogni settimana”. Già, perché Charlie di premi ne ha vinti proprio tanti, dal primo premio assoluto per la pittura al “Grand Trophèe Ville de Nice” in Francia fino al Premio d’Onore alla Carriera assegnato dalla Città di Viareggio. Innumerevoli i luoghi che hanno ospitato le sue opere: Parigi, Edimburgo, Praga, Montecarlo, Bratislava, Nitra, Città del Vaticano, ma soprattutto Mosca, che gli ha rubato il cuore.

Il Sogno – Libero & Leggero secondo Charlie

Charlie va oltre: è un visionario perché dotato di un’immaginazione straordinaria, ci porta nel suo mondo colorato, ma si aspetta che ognuno possa rispecchiarsi nei suoi dipinti, che riesca a trovare un’interpretazione personale senza bisogno di dare spiegazioni. La sua idea di far entrare l’osservatore nell’opera l’ha concretizzata con l’imponente mosaico che ha costruito pezzo dopo pezzo nel salone di casa sua: due animali marini che fanno da cornice a degli specchi che ci rendono parte della scena, lavoro che ha richiesto ben otto anni di fatica.

Descrivi la tua arte in tre parole.

“Ricerca, aspirazione e filosofia. Ritengo che l’essere umano viva le sue peculiarità e le sue potenzialità solo al 10%”.

Quando è nato l’artista Charlie?

“Penso sia nato con il Charlie bambino, perché ho sempre portato avanti la mia voglia di fare. Ho delle opere di quando avevo 14 anni, quindi vuol dire che qualcosa già scarabocchiavo”.

A quali artisti ti sei ispirato?

“A nessuno in particolare, apprezzandoli e ammirandoli tutti quanti, ma nella mia arte non c’è nessun riferimento, né voluto e spero neanche occasionale”.

C’è un’opera famosa che porti nel cuore?

“Guernica di Picasso, perché è stata la rivoluzione dell’arte moderna, anche se c’erano già stati dei rivoluzionari prima di lui. Ha creato un contesto dove ha unito la pittura, che è una forma di lavoro, al pensiero, sottolineando le problematiche di quei tempi”.

I tuoi anni di lavoro sono stati suddivisi in tre periodi: sperimentale, onirico e filosofico. Quali sono le caratteristiche distintive di ognuno?

“Si inizia con la sperimentazione che per me è fondamentale perché diventa anche parte integrante dell’onirico e del filosofico. Le mie ricerche all’interno della materia mi fanno passare attraverso queste tre fasi. Per quanto riguarda il filosofico, non vorrei ripetermi, considero l’uomo più importante di come lui stesso si considera. L’uomo dovrebbe vivere in modo diverso”.

Iniziamo a colloquiare su questo tema: una persona “tipo” nasce, cresce, va a scuola, trova un lavoro, forma una famiglia, arriva alla pensione (se riesce) e alla fine muore. Siamo impacchettati nella giornata standard “sveglia-lavoro-casa-letto”. In tutto questo c’è qualcosa che ci dà soddisfazione, che ci fa sentire realizzati?

Mi racconta com’è diversa la vita a Mosca, dove le persone staccano dal lavoro alle cinque del pomeriggio e si programmano di settimana in settimana il resto della giornata. Ore dedicate alla cultura: spettacoli, mostre, musei, poi un pasto frugale e a letto presto. Non si esce quasi mai dopo cena, alle dieci Mosca è una città deserta.

Poi orgoglioso mi mostra una foto: “questa secondo me è una delle cose più importanti che ho fatto nella mia vita: dei bambini stanno guardando una mia opera in mostra alla Gran Guardia a Verona. Sono ragazzini di quinta elementare: guarda che senso di stupore ho provocato nelle loro facce, nei loro cuori e nei loro sentimenti. Loro dovrebbero avere una vita diversa da quello che abbiamo detto fino adesso. E’ una foto che per me vale tutta la mia carriera pittorica”.

Pensi che ci sarà un altro periodo in futuro?

“La ricerca mi porterà sicuramente un altro periodo, che è già in atto, ma è ancora in stato embrionale. I periodi sono fatti anche di passaggi e qui il passaggio non c’è ancora, ma l’aspirazione sì. Se parliamo di periodi tecnici, tutto quello che è stato fatto non esiste più, non fa parte del domani, il domani è da costruire”.

Hai avuto maggiori soddisfazioni in Italia o all’estero?

“Per il tipo di cultura all’estero, per quanto riguarda le soddisfazioni invece ne ho avute di enormi anche in Italia, senza distinzione. C’è un approccio diverso all’estero nei confronti dell’arte e lo senti, lo vedi e ti rendi conto che esiste, l’Italia è molto diversa”.

Tra i numerosi riconoscimenti che ti sono stati conferiti, qual è il più importante per te?

“L’ultimo, l’Onorificenza di Accademico Onorario dell’Accademia delle Belle Arti della Russia. Non che sia il più importante, ma ha uno spessore internazionale perché sono l’unico artista italiano vivente che ha questo titolo. La sede di Mosca comanda tutte le Accademie della Russia, ed essere l’Accademico di tutte le Accademie è un prestigio non da poco. Stiamo facendo un film su questo”.

Philippe Daverio ti ha definito “un folle a piede libero” e “sciamano dell’arte”. Che ricordo hai di lui?

“Straordinario. Io penso che le persone mi capiscano, capiscano la mia arte, cos’è il mio pensiero e la mia pittura. Con Daverio è stata una cosa fulminea: lui ha capito la mia opera guardando qualche fotografia, non gli ho mai spiegato niente e lui non mi ha mai chiesto cosa faccio, ha capito immediatamente tutto quello che c’era dentro la mia pittura. Persona straordinaria, eccezionale, era anche un motivo di orgoglio essergli amico. L’ultima volta che ci siamo parlati mi ha detto: “stiamo preparando qualcosa per te a Milano” e poi non ci siamo più sentiti. Il fatto che mi consideri “un folle a piede libero”, vuol dire che ha capito esattamente la follia positiva che mi contraddistingue”.

Qual è il commento che ti ha fatto più piacere ricevere?

“Un’infinità. Quando vengono dall’espressione felice delle persone, i commenti sono tutti importanti. Quando hai il primo approccio con una persona, che non ti dà molta confidenza, ma dopo un attimo la tua arte lo cambia e lo vedi sorridente, espansivo, per me è il massimo. Questo mi succede praticamente sempre: la gente entra con le sue problematiche e un attimo dopo si trova in un mondo sconosciuto, ma piacevole”.

La tua casa è diventata una mostra permanente: è la naturale volontà di chiudere un cerchio ritornando dove tutto è cominciato o è solo un periodo di pausa prima di riprendere altri viaggi?

“La mia è una mostra permanente perché è l’ombelico del mondo per me, da qui parte tutto e qui tutto ritorna. Ho la fortuna di aver creato questo ambiente dove ritrovo le stesse persone che avevo precedentemente incontrato sia in Italia che all’estero. Questo circolo è anche voluto e mi dà delle grosse soddisfazioni, perché arrivano comitive da Mosca, Parigi, New York, inoltre ho ospitato a casa mia una mostra di un artista di San Pietroburgo”.

Cosa ti auguri per la ripartenza dopo questo anno di pandemia?

“Mi auguro di ricevere un incarico: è metaforico, ma mi auguro che lo ricevano tutti quanti. L’amministrazione del mio paese mi ha chiesto: “cosa possiamo fare per te?”. Ho risposto: “se volete una mano, io vengo a fare l’assessore: voglio l’assessorato alla felicità”.

Puoi seguire Charlie su https://www.charlieart.it/

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